Il nuovo approccio semantico alla ricerca su Google si chiama ‘Knowledge Graph‘. Attualmente è disponibile solo per gli utenti americani, ma dovrebbe essere presto fruibile nel resto del mondo e sono già previste applicazioni per tablet e smartphone. Proviamo a testare il “Grafico della Conoscenza” con il nostro browser, seguendo questi semplici passi:

 

  • Digitiamo nella barra degli indirizzi google.com/ncr – ncr significa no country redirect – in questo modo evitiamo che google ci reindirizzi a google.it

 

  • Scriviamo “Taj Mahal” nel box di ricerca e poi dal menu “Strumenti” selezioniamo “Impostazioni di ricerca” come indicato nell’immagine seguente

    Test di Google Knowledge Graph in Italia Immagine 1 di 5
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  • Dalle “Impostazioni di ricerca” facciamo click sul bottone “Lingue”.

    Test di Google Knowledge Graph in Italia Immagine 2 di 5
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  • Ora dal Menu a Discesa, selezioniamo “Inglese”

    Test di Google Knowledge Graph in Italia Immagine 3 di 5
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  • Facciamo click su “Salva” e riceveremo l’avviso che le nostre preferenze sono state salvate

    Test di Google Knowledge Graph in Italia Immagine 4 di 5
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  • Infine immettendo di nuovo il nostro termine di ricerca “Taj Mahal”, potremo testare il Knowledge Graph

    Test di Google Knowledge Graph in Italia Immagine 5 di 5
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Adesso cerchiamo di capire quali sono davvero i cambiamenti che questa nuova caratteristica di Google comporterà. Di che cosa si tratta ce lo spiega il colosso di Mountain View in un articolo del suo blog ufficiale.

In sostanza, l’intento principale di questa nuova funzionalità è quello di rendere il motore di ricerca più “umano”  e “intelligente” sfruttando l’intelligenza collettiva del World Wide Web per estrarre le informazioni in maniera più strutturata e relazionale. Il “Grafico della Conoscenza”  si basa proprio sulla relazione tra gli oggetti, al fine di comprendere quello che l’utente si aspetta davvero di sapere con la sua ricerca. Questa svolta “intelligente” Google la deve soprattutto all’acquisizione nel 2010 degli open data di Freebase grazie all’acquisto di Metaweb. Infatti Google afferma che le informazioni derivano da diverse fonti affidabili, come Wikipedia, CIA World Fact Book e lo stesso Freebase. [quote style=”boxed” float=”left”]Google’s Knowledge Graph isn’t just rooted in public sources such as Freebase, Wikipedia and the CIA World Factbook. It’s also augmented at a much larger scale—because we’re focused on comprehensive breadth and depth. It currently contains more than 500 million objects, as well as more than 3.5 billion facts about and relationships between these different objects. And it’s tuned based on what people search for, and what we find out on the web.”[/quote]

 

Ridurre le ambiguità

Se pensiamo alla query di ricerca “Taj Mahal” del nostro esempio, capiamo subito la grande novità che il ‘Knowledge Graph’ rappresenta. Che cosa sta cercando l’utente immettendo queste due parole nel box di ricerca? Un edificio indiano, un cantante, un ristorante? Si tratta di una query abbastanza ambigua. L’innovazione di Google sta proprio nel capire questa ambiguità e nel guidare l’utente nella scelta del risultato più appropriato attraverso un’organizzazione semantica delle informazioni. Le parole della query diventano, in questo modo, un concetto da cercare. A questo proposito abbiamo trovato molto interessante questo articolo che vi invitiamo a leggere:  How Google and Microsoft taught search to “understand” the Web

Knowledge Graph e SEO

Questa rivoluzione di Google ci ha posto dei quesiti sui cambiamenti che potrebbero verificarsi nel posizionamento nei motori di ricerca. Ci sembra che il primo aspetto importante in questo senso sia proprio la proliferazione di link a diversi set di risultati. Nell’esempio del “Taj Mahal” Google ci mostrerà dei gruppi di risultati per ridurre l’ambiguità dei termini di ricerca. Questi set di risultati, come detto pocanzi, provengono da fonti che Google ritiene affidabili come ad esempio Wikipedia. Questo, a nostro avviso ma è ancora presto per dirlo, potrebbe comportare una svalutazione di altre fonti di informazione che vengono sfruttate da chi si occupa di SEO, a meno che non si utilizzino proprio le fonti indicate da Google. Noi, per esempio, abbiamo aperto un profilo di KORE su Freebase come vedete nell’immagine in basso.

Kore Web Agency & Communication Agency Freebase Profile
Kore Web Agency & Communication Agency Freebase Profile

Tuttavia i link inseriti in Freebase hanno il nofollow, quindi, almeno a livello di link building e link popularity, se ne traggono pochi benefici. Abbiamo, però, trovato in rete diverse indicazioni sulle nuove strategie di posizionamento legate al “Grafico della Conoscenza” come quelle ripotate in questo articolo: 3 SEO Opportunity Tactics with the New Google Knowledge Graph

Scopriremo in futuro se davvero questo nuovo strumento di Google cambierà radicalmente le regole della SEO e soprattutto se migliorerà, anche a livello contenutistico,  la User Experience degli utenti del web.

Una volta scaduta la licenza che da in esclusiva a Google l’utilizzo dell’algoritmo Pagerank, tutti gli operatori del settore potranno utilizzarlo per accrescere il loro status nei confronti del big di Mountain View. Nel 1998 a Stanfonrd Sergey Brin e Larry Page progettano Pagerank, l’algoritmo in grade di assegnare un valore di affidabilità alle pagine web e restituirne una posizione nella classifica dei risultati della ricerca. L’Università di Stanfonrd registrò il brevetto dell’invenzione e Google ne chiese l’utilizzo esclusivo in cambio di un pacchetto azionario che oggi si è rivelato un’investimento milionario. La linceza scade nel 2011 ma non si conoscono ancora quali saranno gli sviluppi futuri circa un prolungamento della stessa sino al 2017. Licenza o no Google conosce benissimo la realtà del cambiamento in atto dove Pagerank non è più il paradigma assoluto. L’avvento dei Social Network ha radicalmente modificato i criteri di assegnazione di un valore ad un contenuto online. La socializzazione del web ha creato un nuovo interesse negli investitori che si allontana sempre più dalla Search per una maggiore profilazione degli utenti alla quale consegue una pubblicità sempre più mirata.